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28 October 2006

Si può fare satira sui musulmani?

Evidentemente NO e lo si è visto ieri sera venerdi 27 ottobre. Dove è andata in onda su La7, un'interessante puntata di Otto e Mezzo dal titolo emblematico "Si può ridere sui mussulmani?" condotta con astuzia e intelligenza sopraffina dal solito Ferrara. Erano ospiti in studio Khaled Fouad Allam della Margherita, Carlo Freccero e il vignettista Stefano Disegni. In collegamento, i comici di sinistra Maurizio Crozza e Lella Costa. Giulianone è riuscito a trascinare la sinistra in un'intelligente provocazione. E ora finalmente il pubblico italiano ne sa di più sul perché si può prendere a calci Gesù Cristo. Si può fare satira su Papa Ratzinger (vedi i travestimenti di Crozza e di Dario Fo in abito talare), si poteva chiamare, come ha fatto Benigni, "Il Wojtylaccio" , papa Giovanni Paolo II... Ma non solo non si possono toccare testi coranici e profeti, ma nemmeno ironizzare sulla way of life musulmana. Eppure non mancano gli spunti: barbe folte, gonnelloni e sottane, berci di muezzìn, burqa e niqab simili a Belfagor il Fantasma del Louvre, scafandri e così via...Ma ricapitoliamo....
Constatare l'imbarazzo di una simile intrigante domanda nel comico Maurizio Crozza (uso a sbeffeggiare il Papa) e in Lella Costa che fa la Franca Rame dei poveri a teatro, è stata una conferma di quanto già sapevamo. Anche Carlo Freccero, autore di dissacranti trasmissioni in tv , ha fatto del suo peggio per arrampicarsi sugli specchi in modo elusivo e svincolante. Crozza ha detto che non se la sente di cadere negli stereotipi del musulmano come si fa con gli Italiani: spaghetti-pizza-mandolino. Eppoi lui i musulmani non li conosce, non ci vive a contatto e non sa chi sono. Come ironizzare con chi ha un codice etnico-culturale così diverso dal nostro, a rischio di essere fraintesi? Idem la logorroica Lella Costa, questa volta, insolitamente laconica e sbrigativa:
"Vogliamo ridere con loro (cioè i musulmani) ma non contro di loro".
Puntualizzazioni:
a) Crozza, la satira ci viaggia e ci marcia sulle stereotipie: Tiberio Murgia e Lando Buzzanca si fingono più siculi e gelosi di quel che sono. Ma i siciliani non tirano fatwe. Gassman, Sordi e Verdone , fanno i cialtroni e i coatti più di quanto non lo siano i romani del quartiere del Testaccio: ma i romani non lanciano fatwe. Sullo stesso mondo arabo, c'era un tempo su cui si poteva ironizzare e lo fece il grande Totò in "Totò le Mokò" col fez in testa. Lo fece Gegé Di Giacomo con la kefiah in testa e il barracano addosso nell'orchestra Carosone quando cantava "Caravan Petrol". Ora perfino il ritornello di quella canzone è stato modificato da "Allah, Allah, Allah, ma chi te l'ha fatto fa'", in "Ah, ah, ah, ah, ah, ma chi te l 'ha fatto fa'." C' è poco da ridere!
E nel reality show "La Fattoria" dicono "Pascià pascià pascià ma chi te l'ha fatto fa'?. Quindi è evidente che gli integralisti hanno dettato l'agenda della satira e delle parodie non solo in Egitto, Magreb e Mashrek, ma anche a casa nostra e nel mondo europeo.
b) Lella Lella, di cosa godono i musulmani? Di uno statuto speciale? Non eravato voi quei sessantottini che dicevano "Una risata vi seppellirà?". Non avete sempre sostenuto che nei regimi dittatoriali è VIETATO RIDERE e che proprio per questo, la risata esorcizza i mali del mondo? E non inalberavate i cartelli con lo slogan VIETATO VIETARE?! Tutto sbagliato, tutto da rifare: povera donna, che sei!
Qualche "striscia" (è il caso di dirlo) di buon senso è venuta dal vignettista Stefano Disegni, il quale ha detto con onestà che è perfettamente inutile nascondersi dietro al dito; che è la paura delle minacce di morte a impedire che si faccia satira non solo contro il profeta e gli imam, ma anche contro la way of life musulmana.
Ben lo apprese a sue spese il comico Andy Luotto da Arbore, il quale nelle puntate di "Quelli della Notte" (si era negli anni '80) si vestì da sceicco bianco mangiando spaghetti crudi, per far vedere che al Sud del mondo la pasta è sempre più al dente. Beh, fu minacciato di morte: lui e alla sua famiglia. O il trio Solenghi, Marchesini e Lopez che in tv, si vestirono con i chador neri e spingevano la carrozzella di una bambina velata da portare a spasso: minacciati di morte addirittura dagli integralisti iraniani. Tutto questo avvenne nello sconcerto generale.
Che male c'è allora ammettere di aver paura? Di temere che le fatwe possano essere estese anche ai propri familiari? E soprattutto, perché non dirlo ad alta voce, cari comici sinistri? Non era il vostro Antonio Gramsci a dire che la verità è sempre rivoluzionaria? Poche palle: avete fifa! Ma questo è normale. Soprattutto, avete paura di confessare la vostra paura. E questo non è normale. Paura a dichiarare pubblicamente che quel mondo, non può essere rappresentato in satira né in burla. E questo è assai più grave.
Sul finire della trasmissione, Crozza pungolato da Ferrara ha fatto due brevissime parodie su due musulmani cittadini italiani: Magdi Allam (minacciato di morte dagli integralisti) e Khaled Fouad Allam che parla come l' ispettore Clouseau della Pantera Rosa. Complimenti per il coraggio! Gli unici due che fanno qualcosa per presentarci il volto umano del mondo arabo-musulmano. E il primo dei due, pure a suo rischio e pericolo.

26 October 2006

Se i misfatti sono multikulti non vanno in prima pagina

Inutile, nell'universo dei beoti Pangloss, dove il multiculturalismo è il migliore dei mondi possibili, i misfatti multikulti vengono nascosti o confinati nelle pagine interne. Possibilmente nelle cronache locali  e periferiche. Per la serie, musulmani-brava-gente, un certo Shaid ( e cioè martire)  Ullah 48 enne nato nel Bangladesh pestava a suon di vergate i figli piccoli (uno frequentava la scuola materna, l'altro l'elementare e la sorella più grandicella, la media). Al padre-aguzzino poco importava che gridassero, piangessero, si spaventassero implorando quella clemenza e quella tenerezza che un buon genitore dovrebbe avere. Così, giù botte, calci e pugni all'ora di preghiera, (le 5 del mattino)  per farli crescere "buoni musulmani. "Non mi interessa se fate i compiti che vi danno in quella scuola di infedeli: dovete pregare e basta"!
E se la moglie cercava di dividerli sottraendo i piccoli alla violenza c'erano battipanni e colpi di verga anche per lei. Poi da questi è passato al getto dell'olio bollente perchè lei non voleva indossare il burqa, e un burqa era pure predisposto per la figlioletta non appena sarebbe diventata "signorina".
Così la povera donna, per risparmiare quell'umiliazione alla ragazzina, è stata costretta a mentire sulle sue prime mestruazioni. Nonostante ciò, minacce, insulti e istigazioni a buttarsi già dalla finestra perché la consorte non era, a detta sua, "una buona musulmana". Infine i segni di una scottatura di olio bollente che ha straziato la sua carne. Frattanto i vicini allarmati che sentivano urla belluine e lanci di oggetti nottetempo hanno fatto l'intervenire i carabinieri.  E  da qui è scattato poi il provvedimento cautelare di allontanamento chiesto dal pm Silvia Perrucci. Basterà? Chi lo sa...
Ma soprattutto una domanda: perché la stampa e in particolare, un giornale importante come il Corriere della Sera invece di impegnarsi preventivamente in una civile battaglia culturale, relegano alle cronache locali episodi così importanti per il risveglio delle coscienze assopite?
 
Ieri 25 ottobre, detto episodio era a pag. 5 delle cronache milanesi nel cosiddetto dorso. Cosa temono in via Solferino, dandovi l'adeguato risalto che merita? di offendere il Corano? di impedire la libera circolazione degli uomini, delle merci, dei servizi e del denaro in Eurabia? di risvegliare Borghezio e i suoi pasdaràn? Vogliamo o no aprire gli occhi e renderci conto che integrare il non integrabile, inserire il non inseribile è una sfida improba e autodistruttiva?
O ci occupiamo di questi fatti solo quando ci scappa il morto come nel caso Hina Saleem?

21 October 2006

Napolitano dice sì all'aula parlamentare Carlo Giuliani

Ormai è ufficiale: l'Italia è una Repubblica fondata sul teppismo e sullo squadrismo rosso. Non mi riconosco minimamente in un presidente della Repubblica di nome Giorgio Napolitano che dopo aver fatto lacrimuccia postdatata dei crimini comunisti nella Ungheria di 50 anni fa solo oggi nel 2006, di fronte all'oltraggio d' intitolare un'aula parlamentare al giottino genovese Carlo Giuliani, si attacca ora "all'autonomia di ciascuna componente della rappresentanza parlamentare nel cui merito il Presidente della Repubblica non ha il titolo di intervenire".
Frase ampollosa e svincolante per dire che non intende interferire sulla scelta di Rifondazione comunista di intitolare una sala di Palazzo Madama a Giuliani. Quella stessa Rifondazione Comunista che vanta al proprio interno due parlamentari di dubbia fama e moralità come Daniele Farina dei centri sociali e il "disubbidiente" nonché "espropriatore proletario" Francesco Caruso. Non c'è due senza tre: ora anche l'amaro Giuliani. Esultano Bertinotti, Rina Gagliardi, Russo Spena e Sodano: giustizia proletaria è fatta. Dopotutto a forza di sprangate, travi contro le camionette, sassaiole, lancio di estintori e di bulloni, c'è scappato il loro morto da canonizzare.

Sono invece in subbuglio il sindacato di Polizia e il COCER dei carabinieri che vedono in questa decisione, un chiaro segno di disprezzo nei confronti di chi mette a repentaglio la propria vita per salvaguardare la libertà e la sicurezza dei cittadini: cioè loro. Insorge l'opposizione convinta, che questa decisione indebolisca le nostre istituzioni e mortifichi le forze dell'ordine.
Con che coraggio ora Napolitano andrà a premiare vedove e orfani di carabinieri e di poliziotti, caduti nell'adempimento del loro dovere?
Ci pensa la solita cialtronesca dialettica marxista della Tesi/Antitesi/Sintesi a zittire e a blindare le proteste. "I rapporti con le forze dell'ordine restano invariati" afferma Napolitano. Pertanto non esisterebbe alcuna contraddizione tra la dedica della sala a Giuliani e la convinta solidarietà alle famiglie dei rappresentanti delle forze dell'ordine.
La sinistra postcomunista e comunista vuole riscrivere una pagina di Storia a modo suo, ma Carlo Giuliani non è un martire né un eroe: è solo il violento facinoroso che durante gli scontri del G8 a Genova nell'estate del 2001 è stato fotografato col viso coperto di un passamontagna in procinto di lanciare un estintore contro una camionetta dei carabineri cinta d'assedio.
Calma compagni, fra 50 anni ci sarà tempo per fare autocritica. Come per l'Ungheria.

17 October 2006

Che fine ha fatto il Comitato per l'Occidente in un Occidente sotto assedio?

Caro Presidente Pera,
 
la chiamo ancora così, nonostante non sia più Presidente del Senato, perché non mi riconosco né idealmente né moralmente nelle figure istituzionali di questo nuovo Governo. Porto ancora il banner dell'Appello per l'Occidente da lei lanciato nel febbraio-marzo scorso a cui hanno aderito numerosi italiani (illustri, meno e non illustri), qui in calce sul mio blog. E molti altri blogger lo tengono ancora lì, bene in vista con le sue elissi giallo-azzurre su fondo bianco. Sono stata, su preciso invito di detto Comitato, pure a Bologna durante la sua campagna elettorale nell'aprile scorso. E con me c'erano altri blogger di Tocqueville.
Durante detta campagna lei, Prof. Pera, interveniva sovente anche qui sulla blogosfera. Ma ora? Abbiamo perso, è vero. Ma siamo sempre molto numerosi. E questa numerosità dovrebbe servire come deterrenza ai nostri avversari. Così non è. Tra leggi che colpiscono le nostre libertà di opinione e arrendevolezza verso i violenti islamisti, l'Europa, l'Italia e l'Occidente si fanno di giorno in giorno luoghi sempre più insani per la libertà (si veda il recente caso francese del prof. Robert Redeker). 
Non passa praticamente giorno che i nostri valori, i nostri simboli, i nostri riti, le nostre festività, la nostra cultura, arte e identità non venga  relativizzata, marginalizzata, conculcata e  posta sotto assedio: vuoi per il nichilismo e  la dabbenaggine ideologica di forze politiche in seno all'Occidente stesso, vuoi per  la persistente protervia e arroganza da parte di aggressivi fondamentalisti che ne traggono profitto.
Così assistiamo alla British Airways che sospende una hostess perchè portava un minuscolo gioiello con la croce, mentre consente a rendere visibili vistosi turbanti sikh e veli islamici. Assistiamo al silenzio colpevole dei nostri mass media nei confronti di quel sacerdote ortodosso decapitato e fatto a pezzi in Iraq. Alla semi-indifferenza nei confronti di suor Leonella uccisa dall'odio fanatico in Somalia. Alla tumultuosa Jihad delle parole scatenatasi contro il Papa dopo la sua alta e sublime "lectio magistralis" a Regensburg. A promotori di scuole islamiche che fanno carte false per potersi espandere sul nostro territorio. A moschee costruite col benestare dei Frati Cappuccini del Sorriso nei dintorni di Genova. A una Consulta islamica voluta dal ministro del suo stesso partito Giuseppe Pisanu e tenuta in piedi da Giuliano Amato, il quale avrebbe avuto occasioni eccellenti per bandirne l'UCOII, dopo l'oltraggioso manifesto antisemita di quest' estate. A spettacoli ed eventi artistici censurati e autocensuratisi (film, teatro ecc.). 
Non sono  forse queste, caro Presidente, occasioni d'oro per far sentire tutti insieme la nostra voce? Per far capire che c'è anche un Occidente e un'Italia che vuole dire BASTA? che non si sottomette e che vuole preservarsi in quanto tale?
 
Eppure il silenzio istituzionale è caduto intorno al Pontefice suo grande amico e coautore di alcuni importanti testi, perfino in seno alla classe politica con uomini cattolici che gli votano contro la mozione di solidarietà (vedi Giulio Andreotti).  Perchè la Casa della Libertà non ha sentito il bisogno di fare propria l'indignazione degli Italiani che cresce di giorno in giorno, ma si spreca, invece, in camarille da corridoio tra alleati?  Che ce ne importa a noi cittadini? E perché durante gli inevitabili salotti e talk-show televisivi di tutto parlano (di tasse e sempre ancora di tasse) fuorchè di quanto ci atterrisce di più? Come se il problema della progressiva islamizzazione nel nostro territorio riguardasse pochi blogger visionari e non invece,  il resto del nostro amato meraviglioso Paese!
Ma soprattutto vorrei sapere se questo comitato, di cui  parecchi blogger espongono il logo insieme alla sottoscritta, esiste e vuole vivere ancora. In altre parole, che fine ha fatto il Comitato per l'Occidente proprio ora che l'Occidente è sempre più sotto assedio? Ora che ce n'è più bisogno più che mai?!...
E se c'è, se i nostri dati, le nostre registrazioni, insieme alle firme, al nostro entusiamo e consenso, contano ancora qualcosa al di là delle elezioni, allora caro Presidente Pera, ci dia un cenno di conferma della sua esistenza e ci faccia sapere di quali iniziative intende farsi promotore.
 
Le rinnovo la mia stima personale e le porgo i miei più cordiali saluti.

12 October 2006

L'Hezbollah si converte alla Mortadella

Chi lo dice che nel mondo arabo-musulmano vige il divieto di consumare insaccati? A leggere l'intervista del massimo dirigente Hezbollah nel Libano meridionale, Nabil Kaouk, (turbante bianco barba folta, cresciuto alle scuole coraniche iraniane) , concessa a Lorenzo Cremonesi sul Corsera di ieri 11 ottobre, le mortadelle sarebbero particolarmente apprezzate ("Benvenuto Romano Prodi in Libano!").  
E udite udite cosa proclama il medesimo: "La presenza dei militari italiani nel nostro paese è doppiamente ben vista dopo che avete deciso di ritirare il vostro contingente dall'Iraq: avete dimostrato di prendere le distanze dagli USA".
 
Se il nemico ci apprezza vuole dire che siamo nel torto, recitava un vecchio adagio. Poi però, dà un consiglio amichevole a Prodi.
 
"Ma gli diremo anche che deve stare bene attento a evitare che le truppe Unifil diventino strumento nelle mani delle forze del cosiddetto Fronte del 14 febbraio (ndr: le forze autonomiste libanesi della Rivoluzione dei cedri), con in testa il leader druso Walid Jumblatt. Se così fosse, l'Hezbollah sarebbe costretto ad agire".
 
 Perfetto avvertimento in stile mafioso del tipo "stateve bbuoni picciotti!".
 
Infatti lo stesso Kaouak dichiara di vedere un pericolo all'orizzonte: le forze druse, cristiane e sunnite del 14 febbraio potrebbero cercare di piegare l'Unifil ai loro progetti politici e lui NO, lui non ci sta.
"Guai se i contigenti internazionali in Libano dovessero venire usati per isolare o condizionare l'Hezbollah".
 
Il ricatto  di questi turbantoni a barba folta  già lo conosciamo: guerra civile di tipo religioso a oltranza e un Libano del tutti contro tutti ridotto a colabrodo, come è già avvenuto in passato. Poi lo stesso, gioca a fare pure "marameo" sui missili e il resto del loro armamentario nascosti nel Sud del fiume Litani che sono le zone controllate dall'UNIFIL.
 
"Le nostre armi sono nascoste bene, nessuno può vederle. E non sta all'Unifil venire a cercarle o spiare i nostri movimenti (...) Se l'Unifil nei suoi pattugliamenti sul territorio dovesse vedere convogli di armi, potrebbe allora segnalare all'esercito libanese di requisirle. Ma, ne sono certo, nessuno vedrà mai le nostre armi..."
 
Leggiamo tra le righe: e se anche le vedessero, state certi che dovranno far finta di non vederle. Del resto non sono poche nel contingente UNIFIL  le truppe di soldati musulmani inviati dall'Indonesia, stato ostile a Israele. E Putin stesso, da grande perfido qual è,  ha inviato al fronte parecchi soldati musulmani.
 
Ed eccoci all'ultimo capoverso particolarmente inquietante dell'intervista. Cremonesi chiede se è vero che Al Qaeda sta mettendo piede nel Libano attraverso il grande campo profughi palestinese di Ein Hilwe. E l'Hezbollah:
"Sappiamo che numerosi attentatori kamikaze che hanno provocato massacri sciiti in Iraq provenivano da Ein Hilwe. E' un problema che potrebbe aggravarsi. Hezbollah teme coloro che tra i ranghi di Al Qaeda fomentano lo scontro tra sciiti e sunniti. Non è neppure escluso che qualche sunnita estremista (sic: ma loro cosa sono? dei moderati per caso?! ) legato ad Al Qaeda possa tentare attacchi contro l'Unifil".
 
Poi serafico e innocente come una mammoletta conclude Kaouk: "Ma certo, noi non abbiamo i mezzi per fermarli, è un compito che spetta all'esercito regolare libanese".
 
Capito l'antifona? L'  "esercito regolare libanese" non vale un bel niente ed è acqua fresca. E lui lo sa.  Se Al Qaeda provoca,  la colpa potrebbe essere fatta ricadere sui "sunniti estremisti" e solo loro,  ovvero il Partito di Dio, sarebbero in grado di riportare legge e ordine nel Libano.
 
Di male in peggio. E Prodi? Beh, resta chiaro che là, in mezzo a tutto questo bailamme di arabèsques intricati , è andato a offrire spaghetti e mortadella. Perfino Al Jazeera, il megafono dei terroristi, plaude all' azione diplomatica del cosiddetto grande Facilitatore. Che disperazione!
 
 
 
 
 

09 October 2006

Il paradosso sanitario: ticket agli autoctoni, gratuità agli immigrati

Avete avuto una colica renale? O vi siete procurati una frattura alla gamba? Vi ha punto un calabrone e siete soggetti allergici a rischio di choc anafilattico? Peggio per voi. D'ora in poi ci pensa il ministro Livia Turco a fare cose  turche: rincari sui ticket.
Lo prevede la Finanziaria che introduce un ticket per le prestazioni nel pronto soccorso: 23 Euro a chi si sottopone a visita specialistica; 41, chi oltre alla visita eseguirà anche un esame diagnostico.
Poi c'è il tormentone dei codici tricolore: bianco (intervento che può essere effettuato dal medico di base); verde (il paziente ha bisogno di un intervento urgente, ma non immediato) ; rosso (intervento medico immediato). Ovvero Arcipelago Gulag della sanità! Roba da Solgenytzin! 35 euro in ogni caso per le visite da "codice bianco".
Ma chi stabilisce il giudizio dei vari codici? Un'équipe infermieristica convalidata dal medico. Beh, tanto vale, crepare.
 
Andiamo avanti. La Regione Piemonte (regione rossa) ha invece decretato benefits e dispense dal pagamento per la  pratica ritual-religiosa della circoncisione. La prima sperimentazione è stata fatta a un bambino di 13 mesi figlio di egiziani a Torino,   al polo ospedaliero S.Anna-Regina Margherita, e a totale copertura dell'Asl. Occorre ricordarlo che questi sono interventi di microchirurgia estetica che ogni buon musulmano dovrebbe onorevolmente provvedere a fare a proprie spese senza ingorgare le già collassate strutture sanitarie?
Eppure la Regione Piemonte ha progettato uno stanziamento di 120.000 Euro  per 12 mesi perché possa essere effettuata la circoncisione ai bambini figli di genitori musulmani. Dunque il contribuente medio piemontese deve sborsare qualcosa come 400 euro senz' essere stato minimamente consultato dell'iniziativa. Che cos'è? Giustizia sommariamente proletaria, questa?
I sinistri e cattosinistri (ovvero quelli che berciano contro il fatto che la Chiesa non deve intromettersi nella cosa pubblica come la pillola abortiva RU486), ora non esitano a introdurre i riti di un'altra religione, affinché vengano praticati con successo nelle nostre strutture ospedaliere. E queste sarebbero forze laiche? A quando l'infibulazione o la clitoridectomia della mutua?
Non mancano gli attacchi della Lega e di FI che denunciano lo sperpero di denaro pubblico che potrebbe essere destinato ad altre priorità come a case di riposo o altro. Ma è inconfutabile negarlo, queste regalie agli immigrati hanno uno scopo: il consenso elettorale prossimo futuro. 
E che gli autoctoni italiani paghino sovratasse e tacciano.   

03 October 2006

Il mercante di pietre e l'impossibile critica al mondo islamico

"Il mercante di pietre" di Renzo Martinelli non è un buon film. Peccato. Quando ho visto come la critica lo ha classificato ( con una sola stellina) ho pensato là per là: ecco i soliti critici venduti che hanno paura di parlare bene di un film che tratta un argomento-tabù. E allora, per non danneggiare la causa, si fanno garanti del flop anzitempo. Come? Boicottandolo. Vabbé, andiamo pure in sala, col rischio di saltare per aria.
Il film è effettivamente di mediocre confezione. E' la storia di un collezionista italiano di pietre preziose stabilitosi nella Cappadocia (Harvey Keitel) che corteggia la bella moglie di un docente universatario romano rimasto senza gambe durante l'esplosione dell'ambasciata americana a Nairobi (280 morti), nel 1998. Ovvio, che così conciato in carrozzella, il poveretto non può avere che un conforto: dedicarsi anima, e quel che resta del corpo, alla causa dell'antifondamentalismo e contro il terrorismo islamico. Ma la moglie ha le sue esigenze e il "mercante" taroccato, durante una vacanza in Turchia, si fa avanti con un bel pietrone prezioso da regalarle incastonato su un magnifico anello. Che fare? Accetto o non accetto?
Massì che accetta la graziosa moglie del docente in missione permanente. Ed ecco l'inganno. Il mercante è un neocovertito all'islam arruolatosi nei mujaheddin ai tempi della guerra sovietico-afghana. A niente valgono le preghiere del povero marito tradito e mazziato (anzi, gambizzato) che cita testualmente, alla moglie fedifraga, dal bigino: "non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani".
La donna ha, evidentemente, altri progetti. E li mette in atto in alcova, dove non ci risparmiano la vista penosa di un Harvey Keitel in costume adamitico col torace dal vello irsuto e bianco per antico pelo: niente di più smosciante e qui, sì, dovrebbe scattare la vera censura estetica (si fa per dire! :-)) . Chissà perchè il cinema italiano è sempre così avaro nei confronti dello sguardo del pubblico femminile. Molto meglio un Richard Gere in "American Gigolò": anche l'occhio vuole la sua parte !
Il resto non è una novità e il finale della vicenda (che non svelerò) non può che essere catastrofico.
Però bombe, attentati, lapidazioni, berci sgraziati di muezzin e genuflessioni sui tappeti, ce ne sono a profusione. Ciò che deve aver mandato in bestia i fautori italiani dell' "islam moderato". Moderato a chi? A me?! Così le aspiranti gestapo islamiste de noantri stanno già lavorando per ottenere il ritiro del film. Motivo dell'ipotetica censura: non fa cenno all'islam moderato. E quale, di grazia? Dell'isola-che-non-c'è? Ma fatevelo voi, un bel film edificante sui miracoli dell'islam moderato: non si aspetta altro che di crederci.
Ed eccoci ad una verità lapalissiana. Chi tocca muore: così sta scritto sui fili ad alta tensione con tanto di teschio e di quattro tibie. Chi parla di islam, pure. O se non muore, si viene boicottati, emarginati e lasciati a se stessi con formali garanzie di appoggio, ma nessuna reale copertura come Robert Redeker, il docente francese di filosofia minacciato di morte dagli islamisti che hanno messo sul web tanto di foto, nome, cognome e indirizzo.
Film brutti che parlano di crociate e di argomenti in chiave anticristiana ce ne sono tanti in circolazione. Ma dal mondo cristiano non si levano né fatwe né inviti alla censura né querele con risarcimenti economici. Qualcuno di questi poi, riceve pure premi perché sputtana le suore a spron battuto (vedi "Le Magdalene").
Prendiamo un altro esempio: "Il mercante di Venezia" di Shakespeare, pièce teatrale fortemente antigiudea. Oggi si direbbe, antisemita. Eppure si continua a rappresentare ovunque con successo. E il regista Michael Radford ne ha fatto un omonimo buon film con Al Pacino protagonista. Gli ebrei non avranno gradito i toni forti con cui è stato rappresentato l'usuraio, ma si guardano bene dal mettere in forse Shakespeare e la nostra cultura occidentale. Mi si obietterà: ma Shakespeare è Shakespere.
E allora?! Il principio di libertà è lo stesso. E anche i film non belli hanno il diritto di circolare liberamente. L'importante è che il ghiaccio sia rotto e che il principio di omertà venga finalmente infranto. Ma dev'essere proprio questo che disturba tanto. Perciò, andate pure tranquillamente a vedere "Il mercante di pietre". Magari per criticarlo impietosamente: è libertà anche questa.