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21 April 2006

Il Domenicale:anche a destra serve leggere Gramsci

"Avrei potuto scrivere questo pezzo ancora prima di conoscere l'esito elettorale. D'altronde gli errori che il centrodestra ha commesso in campo culturale sono errori che non avrebbe dovuto commettere sia in caso di sconfitta (come è accaduto) che in caso di vittoria (come purtroppo non è stato). E sono errori che il Domenicale ha evidenziato costantemente ogni settimana in questi 5 anni di lavoro.
La cosa più grave non sono i singoli casi, bensì la mancanza in generale, di un'adeguata politica culturale per creare quel consenso vitale alle riforme, quel consenso indispensabile per ottenere la rivoluzione liberale che si preconizzava nel 1994 eppoi nel 2001.

Dire che ci vuole Gramsci, cioè che è necessario un progetto gramsciano anche nel centrodestra, cioè che solo attraverso la cultura può realizzarsi una vera rivoluzione, non è azzardato. Non significa rinnegare la nostra idea liberale imponendoci metodi illiberali. Proprio la nostra ingenuità liberale ci ha condotti al disastro, lasciando che vincesse ancora la menzogna dell'egemonia postcomunista. Quando si è trattato di scegliere uomini, dare prebende, incardinare esperti nei vari settori della cultura ci siamo comportati da ingenui liberali: abbiamo espresso la nostra giusta propensione alla libertà, soprattutto cercando di non imporre i nostri uomini. E così abbiamo finito per omaggiare i soliti: o vecchi arnesi incapaci e ormai scialbi di pensieri nuovi che da sempre succhiano la mammella del potere, o giovani allevati alla scuola della vecchia egemonia. E così pensavamo di aver fatto bene - pensavamo perfino che gli altri ci avessero riconosciuto la nostra liberalità.

Non abbiamo però mai badato ai risultati: nell'informazione, nell'arte, nel cinema, nella scuola, nelle università, nelle fondazioni, negli enti musicali, nelle case editrici.
Sui risultati avremmo dovuto essere liberali davvero, facendo in modo che non si sostituisse la vecchia egemonia con una nuova (imporre un pensiero è sempre disdicevole), bensì che accanto alle vecchie incrostazioni nascessero nuovi pensieri nell'arte, nel cinema, nella scuola, nella storia, nell'informazione, nella televisione.

Avremmo dovuto, pur nell'individualismo che spesso ha contraddistinto il pensiero di destra, creare reti, luoghi di incontro, giornali, riviste, dare ai giovani spazi di crescita, prevedere percorsi, finanziare ricerche, e perchè no, carriere. Un compito che spettava alla politica. Poiché se è vero che non spetta alla politica creare geni (anzi, i geni nascono quasi sempre per avversità alla politica e ai regimi), spetta però alla classe politica creare una nuova classe dirigente; creare le condizioni (visibilità, opportunità e diciamolo senza pruderie, soldi), perché una nuova classe intellettuale possa finalmente liberare l'Italia dalle pastoie di un'egemonia culturale stucchevole. E invece il Centrodestra ha fatto il contrario:

Non ha puntato sui giovani
ha omaggiato i soliti noti lesti nel voltare gabbana.
si è spesso affidato ai peggiori adulatori e ha lasciato vivacchiare le poche buone iniziative nate controcorrente rispetto al generale disinteresse".
Angelo Crespi (direttore del settimanale di cultura Il Domenicale)

Alla sottoscritta, non resta che sottolineare quel che ha già scritto nei vari post sottostanti: se cultura, educazione, istruzione, informazione, ricerca scientifica, arte, cinema, letteratura, editoria, televisione e buoni programmi, non vengono presi saldamente in mano, se non ci si adopera per ottenere dei risultati, non si costruisce alcun consenso, alcuna "pubblica opinione" favorevole a una vera rivoluzione liberale.Se non si costituiscono delle "università parallele" a quelle istituzionali per la formazione e crescita dei nuovi quadri politici, avremo Cicchitto forever, o un Bondi for President. Nel migliore dei casi, ci toccherà finanziare da parte del MInistero i suoi stessi detrattori a suon di milioni. Questo già avviene ed è avvenuto nel cinema, potente macchina che fabbrica consenso "de sinistra" coi denari del centrodestra.
Per ciò che concerne i quotidiani di destra, bisognerebbe trovare una linea editoriale inclusiva, in luogo di farsi le scarpe l'un l'altro e concorrenza in modo dispersivo come primedonne un po' inacidite. (Nessie)

36 comments:

Lo PseudoSauro said...

Questa di copiare Gramsci era una fissa anche di Fanfani... com'e' finita? Secondo me stavolta non hanno capito niente. Gramsci era un socialista, non un liberale; non aveva in animo di convertire lo Stato al socialismo, ma di invaderlo e preparare la consapevolezza rivoluzionaria che preludesse alla rivoluzione del proletariato; non si trattava della pseudo-terza-via, ma di una strategia. Ma la cosa piu' importante e' il tempo. L'egemonia marxista, checche' ne dica Filippo Facci, esiste eccome... e non e' affatto imbolsita dalla televisione; ha cambiato il dizionario di tutto il mondo occidentale e buona parte di quello orientale; diciamo che vive un po' di rendita, ma controlla il pensiero di miliardi di esseri umani quasi totalmente inconsapevoli. Pertanto una cultura alternativa si puo' instaurare solo con un'educazione alternativa: abolendo o ridimensionando la cultura - e l'educazione - di stato; investendo capitali ingenti; con pazienza e perseveranza, perche' le ideologie sono fanatizzanti mentre l'ideale liberale no. E poi usciamo dalla brutale contrapposizione fichtiana tra destra e sinistra... non se ne puo' proprio piu'; si crei un argine, ma non si stia al gioco del buono e del cattivo.

Nessie said...

Sauro, ma non ti va mai bene niente, per Giove! Professione: bastian contrario. Lo vedrebbero anche i ciechi che si tratta di una provocazione intellettuale! E' evidente che chi conosce Gramsci (e Crespi ex -redattore delle pagine culturali del Sole 24 ore, lo conosce almeno per averlo letto) sa che il concetto di "egemonia del proletariato" non è facilmente trasferibile in ambito liberale.
1) Perché in ambito liberale non c'è il "classismo", ma l'interclassismo.
2) Perchè il liberalismo/liberalesimo/liberismo (tre cose diverse, ma complementari) non è un pensiero egemonico in grado di esercitare una sua "dittatura" né un pensiero unico (ci mancherebbe!).

Tuttavia esiste il problema dei risultati pragmaticamente assunti. E servire un vassoio d'argento sul piedistallo e chi te lo scippa all'ultimo momento non è una grande idea. Per restare sul concreto: la legge elettorale-porcata, quella che ha permesso agli avversari di bagnarci il naso. Più chiaro di così...

Anonymous said...

Allora è vero che i liberali hanno "l'invidia del pene" comunista..:-)..
Forza Italia fà le scuole di 'partito'...
Il Domenicale dice di imitare Gramsci..
Se penso a quante ce ne avete dette!!!!
Pseudo siete voi che vi state sovietizzando...

Zagazig

Nessie said...

Zag, è una provocazione non proprio peregrina la tua! E' ovvio che chi gestisce un "governo ombra" dal almeno 50 anni, ora può fare pure il "libertario" (il che non vuole dire liberale). Viceversa chi è stato costretto a subire la vostra egemonia per decenni, studia il sistema per esercitarne una propria. Che non sarà una vera e propria egemonia, ma influenza della pubblica opinione, questo sì!

Lo PseudoSauro said...

Eh, eh... un po' bastian contrario lo sono si'. Pero' se badi bene nelle nostre conversazioni non ho mai parlato di "intossicare" la cultura, solo di creare un vero pluralismo. Il fatto che non esista una cultura "di destra", che non sia fascista, lo si deve ad un opera di rimozione della cultura risorgimentale; l'unica che sia mai esistita in Italia e che e' morta prima ancora dell'avvento di Mussolini. Sai perche Berlusconi non e' in grado, ammesso che gl'importi? Perche' non e' di destra. Questo e' un centro allargato da tutte le parti. La Destra non c'e' perche' la Destra Storica, conservatrice, non avrebbe piu' nulla da conservare, ma tutto da rifondare. Che qualcuno si ponga il problema mi pare indice che l'encefalogramma non e' del tutto piatto, ma l'imitare Gramsci mi sembra un'idiozia galattica. Ci vuole una destra che sia Destra e una sinistra che sia Sinistra, perche' tutti si litigano il centro e il moderatismo come fosse l'unica cosa educata da fare. Pane al pane e vino al vino.

Lo PseudoSauro said...

Zag: lo vedi bene chi sono i "coglioni"; quelli che pensano ancora che in un paese come questo esista un minimo di autocoscienza. E' logico che alcuni siano invidiosi della macchina comunista, ma in queste cose l'abito fa il monaco e chi usasse mezzi analoghi non rimarrebbe liberale a lungo.

Comunque se ce ne' per i "coglioni" di qua, non credere che dalla tua siano sempre stati cosi' intelligenti. Ti faccio un'esempio: dopo la fine della guerra i tuoi compagni avrebbero avuto mezzo stato socialista gia' bell'e' fatto da Mussolini, invece si misero di buzzo buono a demolirlo con i libberali salvo ricominciare dopo 20 anni con le "rivendicazioni"... se non ti sembra idiota questo. Noi si parla degli intellettuali di inizio secolo davanti ai quali tutti si devono togliere tanto di cappello, non di questi quattro sciagurati. Ora la superiorita' della sinistra e' eminentemente finanziaria e solo finanziaria.

Nessie said...

Sauro ma te le rileggi almeno le tue esternazioni? Ti chiameremo Externator.
1° tuo post: "E poi usciamo dalla brutale contrapposizione fichtiana tra dx e sx...non se ne può più; si crei un argine, ma non si stia al gioco deb buono e del cattivo".

5° tuo post:"Ci vuole una destra che sia Destra e una sinistra che sia sinistra, perché tutti si litigano al centro...Pane al pane, vino al vino".

Beh, a questo punto è pronto un ingaggio per il Superscolapasta-Show. Rovesciato a mo' d'elmetto, s'intende ;-)

Antonio Saccoccio said...

Condivido la posizione dello PseudoSauro.
E' ovvio che un liberale non può credere ad un'egemonia liberale sulla cultura.
TUttavia, mi sembra assai importante che si sia posto un problema che è sotto gli occhi di tutto.
Se non si dà un po' più di visibilità alla VERA cultura, permettiamo alla pseudo-cultura di sinistra di avere le prime pagine di stampa e tv. E questa è una sconfitta per chi ama la cultura ed è una sconfitta per tutto il popolo. Perchè crede di conoscere l'arte, e invece subisce un'egemonia politicizzata.
E' ovvio che non ci può essere invidia per i comunisti. Semplicemente perchè non si può invidiare chi invidia.
Comunque si stanno smuovendo le acque. Presto ne vedrete delle belle! Ve lo assicuro! ;-)
ciao

p.s. vi siete iscritti a Razblog.org? Vedrete che succederà il 26 appena si parte.

http://www.razblog.org/

Nessie said...

? Cos'è questo Razblog? C'entra Ratzinger per caso?

Lo PseudoSauro said...

Nessie: che ci vuoi fare, siccome siamo tutti malati di mente, mi adeguo anch'io. Adesso mi spiego in modo marxisticamente corretto.

La sinistra dovrebbe curare gl'interessi del proletariato? E allora che se ne fa di tutta la finanza nazionale ed internazionale?

La destra dovrebbe fare gl'interessi della borghesia e della classe media? E allora perche' eccellerebbe in provvedimenti che vanno a favore delle classi meno abbienti?

L'Externator per antonomasia ha detto cio' che ho detto io e cioe' che non riusciva piu' a capire quale fosse la destra e quale la sinistra.

No alla contrapposizione fichtiana: chi s'identifica in un regime democratico, o rappresentativo, e' legittimato a considerare l'antagonista politico eletto dal popolo alla stregua di un autocrate da eliminare con ogni mezzo?

Io non ci vedo incongruenze. Solo, cercando di sintetizzare salto qualche passaggio che lascio intuire al lettore.

E poi lo scolapasta me lo sono venduto per comprare la Ferrari che e' in svendita anche lei.

Lo PseudoSauro said...

Per fortuna che c'e' il neofuturismo, se no tra i sauri scoppierebbe la guerra civile.

Antonio ha capito cio' che intendevo, mentre Nessie, fa la gnorri perche' esige maggiore proprieta' formale. Da domani mi metto a scrivere come Manzoni cosi' vi dovete sorbire commenti suddivisi in capitoli. O e' meglio il latino?

Anche il sauro consiglia il razblog.

Nessie said...

Succede... Specie se i veri nemici (quelli che vorremmo abbattere) sono lontani e inaccessibili. Comunque devo fare un corsivo sul duo folk Skolapasta: Cossiga e Pannella. Della serie, le disgrazie non vengono mai sole. Quasi quasi però si può proporre un trio d'ensemble: con Sauro l'Externator. Ora però sto davvero scherzando. Anche se so che il Sauro, tra Pannella e Cossiga ci si troverebbe a suo agio ;-).

Nessie said...

PS: Giuro che non ti avevo capito e che non facevo la "gnorri" pretendendo "proprietà formale", ma viceversa ero autenticamente disorientata da quelle che mi parevano dicotomie. Ora è tutto più chiaro.

Anonymous said...

Ri-bentornata Nessie!
Mi riconosco totalmente nell'articolo di Crespi e nella tua chiosa. E' esattamente quello che penso anch'io. Il Cavaliere non ha voluto (ripeto: voluto) creare una solida cultura di destra nei cinque anni di governo, e nemmeno prima, e probabilmente nemmeno dopo. Silvio ha questa convinzione che gli basti andare in Tv per avere il consenso, e di fatto ha ragione (le ultime elezioni lo hanno dimostrato). Gli riesce difficile capire quanto sia importante avere un solido sostrato culturale alle spalle.
In più lui, come noi, è liberale, e non gliene frega un tubo di avere una schiera di intellettuali organici. Basti vedere i programmi Mediaset, o i libri pubblicati da Mondadori ed Einaudi. Domina il rosso, il resto sta al palo.
Ed è uno sbaglio, con la sinistra che ci ritroviamo. Sveglia Silvio. E' da pirla essere accusati dieci volte al giorno di controllare tutto e poi non controllare un tubo.

Nessie, ti ho risposto anche sul mio blog, se ti interessa :-)
Ciao!

Nessie said...

Senza contare che i programmi di Mediaset vengono condotto dai "trombati" di sinistra della RAI. Lì sulle sue reti il Berlusca, avrebbe la possibilità di creare nuove professionalità giornalistiche, nuovi conduttori e anchor men. E invece che ti fa? Ci mette dentro la Gialappa's, Bisio, Ricci e altra paccottiglia di sinistra. Ma per favore! Ciao Siro.

Antonio Saccoccio said...

Rispondo a Nessie, anche se parzialmente OT.
Razblog sarà il portale dei bloggers, l'unico che aggregherà i post di tutti gli schieramenti, di tutte le ideologie, di tutti i partiti e le fazioni possibili.
Ne vedremo delle belle.
I blog usciranno in strada! Tutti faranno i conti con noi.
Già a partire dal 26 aprile.
Io sono redattore delle sezioni culturali (letteratura, filosofia etc.). Iscrivetevi se non l'avete ancora fatto!

http://www.razblog.org/

Antonio

p.s. Se volete sono benvenuti aiuti redazionali. Siamo in tanti, ma il lavoro è tantissimo! e se lo dividiamo diventa più semplice per tutti!

Anonymous said...

"Il fatto che non esista una cultura "di destra", che non sia fascista, lo si deve ad un opera di rimozione della cultura risorgimentale."
Per me è da lì che bisogna ripartire: la cultura risorgimentale, l'eredità fondamentale di Mazzini, il quale disse "Sì, noi miriamo all'uomo", formulando una morale collettiva: la politica separata dagli interessi particolari, una religiosità forte ma vissuta interiorimente come ricerca della verità, più che verità stessa.
Mazzini fu anche un grande massone, come Garibaldi e come tante altri figure importanti della storia liberale italiana. La massoneria in Italia, nata con l'intento di diffondere ideali liberali, a differenza di altre nazioni del mondo è stata fortemente osteggiata, ghettizzata e costretta a nascondersi. Per via del Vaticano, poi per via del Partito Comunista che lo ha sempre considerato pericoloso elitarismo. In tempi più recenti per via delle sette deviate. Tanto da essere ormai considerato solo un potere occulto.
E. Cardinale ha detto recentemente: "Mazzini, Croce, La Malfa, tre uomini diversi, tre vite diverse ma un filo culturale assai simile, vivificato da un forte valore etico e civile.
Apparentemente tre personalità perdenti, chi esule, chi incompreso e sconfitto, chi ritenuto sorpassato.
Per contro, sono i veri vincitori -contro effimere e apparenti egemonie ideali -ad essi hanno dato un forte e decisivo contributo alla nascita e alla crescita dell'Italia civile.
Il loro magistero è oggi più che mai vitale e necessario -come l'ossigeno -per la rinascenza della nostra Patria.
Perché se a educare i cittadini sono persone di specchiata rettitudine morale, che esprimono convinzioni vere e insegnano con l'esempio, allora l'educazione alla libertà è possibile.
Politici e intellettuali complessi che fanno riflettere sulla nascita della Nazione, sulla cultura, la politica e l'ideologia che hanno attraversato il nostro Paese, creando l'Italia.
Scrisse Mazzini "Esistono due scuole politiche la scuola dei doveri e la scuola degli interessi".
L'augurio, la speranza, la convinzione -per il bene e il futuro del nostro Paese -è che vinca e si affermi la scuola dei doveri. ".
Questo intervento è preso dal sito di Agorà Liberale.
Il problema è come e chi può farsi portavoce e realizzatore della promozione di una cultura del genere a livello politico in Italia.
Ciao, Raf

Nessie said...

Non ti arrabbiare Arm, nessuno prova l'"invidia penis" per il comunismo e i suoi tanti derivati. Nessuno se non loro. Ma sai com'è: a volte ritornano e oggi abbiamo Bertinotti nominato alla Presidenza della Camera. Quello stesso inFausto che vuole tirare fuori dalla galera i casseurs no global di Corso Buenos Ayres. Di male in peggio.

Nessie said...

Grazie Raf, interessante contributo! In effetti i veri "liberali storici" in Italia sono sempre stati una élite esigua e minoritaria. E a proposito di quel galantuomo di Ugo La Malfa devo dire che suo figlio non vale una cippa, poverino.

Anonymous said...

Mamma mia ora mi devo aspettare un grandioso piano di alfabetizzazione di destra sulle reti Mediaset?
:-)

zAGaZiG

Anonymous said...

Ciao Nessie, leggo sempre con interesse i tuoi post.
A proposito dell'egemonia culturale della sinistra, qui dove vivo, in Romagna e' forte, molto forte ed obiettivamente sarebbe forse il momemto di contrappore una visione diversa, non necessariamente di "destra" ma piu' equilibrata.
Vorrei fare un esempio: "le bandiere della pace".
Diversi balconi espongono la bandiera arcobaleno e il municipio per non essere da meno ne espone due. La sinistra e' riuscita perfino a creare lo stereotipo del fascista se qualcuno espone la bandiera italiana. tutto cio' e' grottesco e pericoloso perche la gente, anche inconsapevolmente finisce per schierarsi con il fondamentalismo di cui il movimento arcobaleno ne e' una colonna.
Partendo dal tanto sbandierato rispetto culturale che la sinistra contrappone a chi sostiene la propria superiorita' culturale finisce per giustificare la propria posizione in virtu della sua autoproclamata "superiorita" intelettuale e dogmatica, cadendo in una contraddizione eclatante. E'mai possibile che amare la propria cultura, la propria nazione debba finire per essere etichettato come fascista e guerrafondaio.
Una risposta alla "cultura di sinistra" e' piu che mai necessaria altrimenti finira' per fagocitare anche il pensiero liberale, una libanizzazione gia' in atto ahime'.

saluti Paoletto

Nessie said...

Ciao Paoletto, sai che ti dico? Che non potendo amare una patria e una bandiera, i sinistri hanno adorato uno straccio rosso con attrezzi agricoli oggi inservibili. La falce è stata sostituita dal trattore. Il martello, dall'automazione. Poveretti!

Anonymous said...

Ciao Nessie Buona domenica innanzi tutto..:-)
Interessante come sempre il tuo post, ti propondo alcuni pezzi di un articolo che ho letto su Libero e che condivido:
"La prospettiva, credo, va completamente ribaltata. Se la cultura italiana di destra, in senso lato, è in crisi ( una crisi peraltro di lunga durata), la colpa non è tanto degli intellettuali quanto dei destinatari, dei fruitori. Detto brutalmente: la destra scrive ma non legge, produce cultura ma non ne consuma. Infatti, anche lasciando stare il passato, i grandi del Novecento, dal filosofo Giovanni Gentile allo storico Gioacchino Volpe, oggi a destra non sono poi messi così male. Le figure di spicco non mancano. Solo nel campo della musicologia, giusto per fare un esempio, ci sono Piero Buscaroli, Paolo Isotta e Quirino Principe. E anche tra i giornalisti, gli scrittori, gli accademici c'è solo da scegliere. L'elenco sarebbe lungo e ve lo risparmio. Epperò un bimestrale ben fatto e ricco di firme prestigiose come L'Erasmo non se lo fila nessuno, Micromega vende molto più di Ideazione o di Liberal, Limes più di Imperi, Alessandro Baricco più di Pietrangelo Buttafuoco, Einaudi più di Adelphi ed Editori Riuniti più di Settimo Sigillo.
Di chi è la colpa? Dei redattori delle riviste, dello stile dell'autore, delle scelte editoriali? Non credo. Perché, spostandoci ad analizzare la situazione televisiva, pochi guardano " Otto e mezzo" e tanti " Ballarò"? Forse perché Giuliano Ferrara è meno bravo di Giovanni Floris? Ci vuole coraggio a sostenerlo. La causa, piuttosto, va ricercata nei lettori e nel pubblicoUn episodio significativo. Alfonso Berardinelli da qualche tempo collabora con il Foglio, vale a dire il miglior giornale che ci sia in Italia, ricevendo per questo, e non per il contenuto dei suoi pezzi, le critiche di colleghi e ammiratori di sinistra. Pazienza per i primi, se ne farà presto una ragione. Ma perdendo i secondi, temo abbia perso la maggior parte dei suoi lettori, perché i nuovi non sono numericamente in grado di sostituire i vecchi. Prova ne sia, sono pronto a scommetterci, che il 95% di chi sta leggendo questo pezzo ignora chi sia Berardinelli... Insomma, è la gente di destra che se ne sbatte della cultura. La mia fidanzata diessina si addormenta con Dostoevskij sul comodino, quella azzurra non era in grado di sostenere una conversazione su Dante, eppure entrambe hanno regolari studi universitari alle spalle. A destra prevalgono semplicemente altri interessi e se avessero una pistola, a sentir citare Kant o Leopardi, molti la tirerebbero fuori. Verità amara da digerire, ma sacrosanta, davanti agli occhi di tutti. E per negarla non basta accusare gli stramaledetti radical- chic di razzismo culturale, di predicare la superiorità antropologica della sinistra. Fin quando chi vota a destra guarda il Grande Fratello, sfoglia solo la Gazzetta dello Sport e compra, se va bene, due libri l'anno, c'è poco da fare. Altro che gramscismo, caro Angelo, qua bisogna partire dall'educazione di base."
Questo l'articolo che condivido anche se secondo me questa valutazione é da ALLARGARE alla cultura in genere,c'é poca cultura prima ancora di essere di destra o di sinistra.
Siamo il paese in cui il giornale più venduto é la gazzetta dello sport...

Anonymous said...

Non perdete tempo..datevi da fare..e inondateci di cultura di destra..:-DDD
Quanto è vero che la cultura di sinistra è forte ed onnipresente tanto è vero che quella di destra è debole e rarefatta.
Datele una forma, dei contenuti e comunicatela.

Zagazig

Anonymous said...

Anch'io ho letto l'articolo su Libero di oggi e sono abbastanza d'accordo.
In fondo è un cane che si morde la coda: la destra ha prodotto storicamente meno cultura "paludata", dunque ha un pubblico meno avvezzo a consumarla.

Nessie said...

Che telepatia! Ho letto anch'io questo articolo di Libero pochi istanti prima di aprire il pc. Ma francamente, per una volta, non sono d'accordo col contenuto. Intanto per cominciare non è affatto vero che Einaudi vende più di Adelphi: basta parlare coi librai per averne conferma. Adelphi e il suo direttore Calasso continuano a divulgare, eccome! Da almeno 25 anni. Poi, conosco personalmente una cultura di destra abbastanza élitaria che non si autopromuove e che non è vociante come quella di sx. Errata l'analisi sul GF (consumato a dx). Purtroppo i reality vengono consumati e caldeggiati da sx. Primo fra tutti il critico tv Aldo Grasso con cui ho avuto modo di interloquire personalmente durante un premio letterario nella mia città. Grasso che è di sinistra (personalemente anche molto simpatico) e ha sempre parlato dei reality come di una rivoluzione televisiva poiché aboliscono - a detta sua - la figura del conduttore. Ciao Mary e Siro.

Anonymous said...

Interessante quello che scrivi, Nessie! Però ritengo che il discorso di Miska Ruggeri, seppure tra qualche imprecisione che tu segnali, sia SOSTANZIALMENTE CORRETTO. Non è che a destra ci sia meno cultura; semplicemente, a destra sentiamo meno l'esigenza di "tirarcela" con la cultura.
Forse è una stupidaggine, ma io ho questa impressione. Per gli spocchiosi sinistri, partecipare a un convegno di Limes, fare un girotondo con Travaglio o andare a farsi due palle così all'Ambra Jovinelli è appagante in termini personali e sociali. Si sentono così chic, così diversi, così élitari quando fanno queste cose... Non ne potrebbero fare a meno, si sentirebbero delle merdacce (scusa il francesismo) se gliele togliessero. Vivono la cultura come ostentazione. A destra no. E questo (che di per sé è un pregio) diventa una tara quando provoca una contrazione dei consumi culturali.
Ciao!

Anonymous said...

E sui reality... vuoi che ti dica la verità?
Faccio outing: il vero intellettuale, secondo me, dev'essere in grado di guardarsi senza snobismi anche la D'Urso e la Marcuzzi.
Sarà che per la mia professione sono costretto a ciucciarmi molta Tv, ma è un dato di fatto che dietro un successo duro a morire come quello dei reality ci sono aspetti sociologici che è interessante indagare. E' interessante cogliere l'evoluzione del genere, lo stile di chi lo presenta, i criteri di composizione del cast... Qui emerge il critico televisivo che è in me :-)
Esiste una cultura popolare che secondo me non dovremmo mai farci scivolare addosso, anche se non ci piace.

Anonymous said...

Anche Grasso ha dimostrato più volte di non disprezzare i reality. E' evidente che da studioso dell'evoluzione della tv, sia interessato a nuove forme mediatiche, agli aspetti sociologici di impatto, ecc... Ma dal punto di vista strettamente culturale non ha valore. Grasso obietterebbe ancora che la tv non deve avere una funzione esclusivamente culturale, tanto è vero che a lui non piace il "professorino" Angela.
Fatto sta che oltre a non trasmettere cultura (cultura popolare? quale?), trasmette un'idea abbastanza pericolosa: quella che per avere visibilità non ci sia bisogno di faticare, di possedere una qualunque professionalità. L'idea è deleteria, specie per chi "subisce" la televisione invece di guardarla con un minimo di senso critico. E' come un suggerimento che culturalmente non porta da nessuna parte: non importa saper fare qualcosa, ma apparire.
E' chiaro che non mi piacciono i reality, non li guardo, non mi interessano e non per snobismo. Non penso neppure che siano estremamente pericolosi, come magari qualcuno del Moige.
Penso solo che l'idea di professionalità anche nel campo dello spettacolo vada preservata piuttosto che svenduta così.

Anonymous said...

Mah... io la penso come Siro, la cultura di sinistra é più pubblicizzata, più ostentata. A destra questa esigenza di far vedere quanto si é colti, é meno sentita...si sentono importanti a fare i radical-scicchini.
Quanto ai reality li trovo abominevoli, mi ricordano tanto la "beghina che spia dietro la tenda della finestra".
Trovo che siano veramente diseducativi.
Ciao a tutti Mary

Antonio Saccoccio said...

E' frutto di superficialità credere che a sinistra ci sia più cultura.
Invece è vero che per la sinistra la cultura è un'ancella (o meglio una serva)della politica. E la cosa diventa imbarazzante quando anche l'arte viene asservita a logiche propagandistiche.
Ora tutto questo non è mai avvenuto con la cultura di destra. Proprio perchè non è mai esistito un progetto di egemonia culturale come quello gramsciano.
saluti a tutti

Anonymous said...

Questo discorso l'ho già sentito. ;)
Ricordi che ne parlammo tra i primi commenti del post precedente?
Scusa se aggiungo una cosetta: formare classe politica, no?
Una bella classe dirigente che ci garbi, eh?
Fra un po' ci manca solo di sospirare il fatidico "quando c'era lui", se non si spiccia.
:D
Ciao Nessina!

Anonymous said...

Raf, parlando di "cultura popolare" non mi riferisco ai contenuti dei reality, che semmai (come dici giustamente anche tu) pubblicizzano la non-cultura. Mi riferisco al lavoro che c'è a monte, agli autori: perché fanno certe scelte nel casting? perché negli ultimi anni hanno trasformato così marcatamente i meccanismi di gioco?
E via dicendo.

Nessie said...

Sono d'accordo con Antonio Saccoccio: per questo non ho apprezzato granché il pezzo su Libero che mi pare alquanto superficiale, anche sui reality che ha erroneamente attribuito al popolo di destra. Raf, neanche a me piacciono i reality, ma devo dire che Aldo Grasso, da me apostrofato in proposito, ha dato risposte da attento semiologo della tv. Risposte che si sono attirate dietro una serie di contumelie sia dai "moralisti estetici" di sinistra che di destra, una volta tanto uniti nel deprecarli. A proposito, i format del GF furono introdotti in Italia da 2 persone di sinistra: Stefania Craxi e suo marito, un manager della tv privata. Ma fino a quando ragioniamo allegramente alla Giorgio Gaber su "che cos'è la destra e che cos'è la sinistra", mi sa che non se ne viene fuori. Ciao a tutti e ben ritrovati!

Anonymous said...

Siro, penso che il GF non sia un programma banale, nel senso che anche il vuoto di contenuti mi pare perfettamente studiato a tavolino, come la scelta dei protagonisti. Sono "reality" fino ad un certo punto poi, non ci è dato di sapere quale.
E' interessante a livello sociologico, credo, vedere che comportamenti si mettono più o meno spontaneamente in atto quando si è osservati come cavie da laboratorio, con la pressione psicologica di sentirsi continuamente giudicati e possibilmente scartati, chiusi in spazi ristretti. Chiusi, ma in realtà spiati dalla serratura da milioni di persone, quindi mai soltanto in 2, 3, 12.
Se si prendesse come esperimento mediatico, dandogli l'importanza relativa che ha, potrebbe essere innocuo. Invece i protagonisti diventano star di programmi, si parla di loro ovunque, si finisce per conoscerne le loro "gesta" anche involontariamente su tv e giornali.
L'eccesso di un successo, scusate il gioco di parole, basato su fondamenta di sabbia e trattato come fosse un valore. Allora il programma diventa quasi un problema culturale.
Io penso che Nessie abbia ragione poi, tagliare la cultura con l'accetta alla fine può diventare un gioco e poco più. La minestra è di destra e il minestrone di sinistra?
Fra l'altro i liberali, ad esempio, hanno sempre faticato a trovare una collocazione politica ideale. Adesso poi non parliamone proprio. Croce diceva anche che l'idea liberale per sua essenza dovrebbe essere apolitica.

Anonymous said...

Mi sembra che la mia provocazione abbia avuto successo e vi ringrazio per il tempo che avete speso in ulteriori analisi. Resta il fatto che l'egemonia comunista esiste e resiste e produce molte cose spiacevoli in politica e cultura. L'ossimoro gramscismo liberale, suscita come tutti i paradossi un avvicinamento alla verità, restando però acutamente stupido (o viceversa) come tutti gli ossimori. Come si fa ad instaurare una cultura liberale in modo illiberale, come posso essere democratico con chi nega le basi della democrazia: bei dilemmi filosofici con cui si combatte da secoli.

angelo crespi