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23 December 2005

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

"E avvenne il prodigio: lo Schiaccianoci si trasformò in un bel Principe che invitò Clara a seguirlo nel castello magico. E mentre danzavano,  le stanze divennero un bosco coi fiocchi di neve. Inizia il viaggio incantato.... " - (da Lo Schiaccianoci di E.T.A. Hoffmann su musica di Chaikovskij).
 
Questo blog rimarrà chiuso fino al 7 Gennaio. Un augurio di Buon Natale e di Felice 2006.
 
 
                              
                                                                                     

19 December 2005

Iustitia in fabula: Indulto e Amnistia dal Regime Umbertino a oggi

Tempo di Natale, tempo di favole. Pensavo ad un post di chiusura d'anno divertente, ma veritiero. E me lo hanno suggerito alcuni incresciosi fatti di questi giorni. Pannella marcerà per l' amnistia il giorno di Natale, perché lui in fondo, aspira a fare il Papa. Papa laico, ma Papa. Per questo, ce l'ha tanto con le gerarchie ecclesiali. Nel frattempo, Daki viene scarcerato dalla Forleo e dichiara di essere stato interrogato in modo irregolare da Dambruoso. L'imputato plurindiziato denuncia, per il tramite del suo avvocato, l'unico magistrato che sa compiere il proprio dovere nell'ambito delle inchieste sul terrorismo islamico - inchiesta giudiziaria che verrà istruita dai suoi illustri colleghi togati. Si apre una nuova fase: Magistratura contro Magistratura. Nel frattempo c'è Bankopoli col caso Fazio, Fiorani e Consorte. Come al solito, qualcuno ci rimetterà più di altri e pagherà per procura anche per quei soliti noti che cadranno ancora una volta in piedi. Per non arrabbiarmi inutilmente ho pensato di buttarla in allegoria e in metafora. Leggete. Dal Cap.XVIII di "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi.
Nel paese di Acchiappacitrulli
Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una città che aveva nome "Acchiappacitrulli". Appena entrato, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati che sbadigliavano dall'appetito, di pecore tosate che tremavano dal freddo, di galline rimaste senza cresta e senza bargigli che chiedevano l'elemosina di un chicco di granturco, di grosse farfalle che non potevano più volare perché avevan venduto le loro bellissime ali colorate, di pavoni tutti scodati che si vergognavano a farsi vedere, e di fagiani cheti cheti, rimpiangendo le loro scintillanti penne d'oro e d'argento, oramai perdute per sempre. In mezzo a questa folla di accattoni passavano di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro qualche volpe, o gazza ladra, o qualche uccellaccio di rapina. Per farla breve, riassumo le sequenze successive. Lo sprovveduto Pinocchio mette i suoi zecchini d'oro dove non avrebbe mai dovuto: al Campo dei Miracoli, nell'illusione di raddoppiare il suo gruzzolo. Ma nel paese di Acchiappacitrulli non poteva che venire derubato da due furbacchioni : il Gatto e la Volpe. Così quando dopo aver scavato disperatamente il terreno, invece di veder raddoppiare il suo capitale come da promesse dei due loschi figuri, si accorse del furto.......Preso dalla disperazione, tornò di corsa in città e andò difilato in tribunale per denunziare al giudice i due malandrini, che lo avevano derubato. Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla: un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età, per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d'oro senza vetri che era costretto a portare continuamente, a motivo di una flussione d'occhi che lo tormentava da parecchi anni.Pinocchio, alla presenza del giudice, raccontò per filo e per segno l'iniqua frode, dando il nome, il cognome e i connotati dei due malandrini, e finì col chiedere giustizia.Il giudice lo ascoltò con molta benignità: prese vivissima arte al racconto, s'intenerì, si commosse e quando il burattino non ebbe più nulla da dire, allungò la mano e suonò il campanello. A quella scampanellata comparvero subito due can mastini vestiti da gendarmi.Allora il giudice , accennando Pinocchio ai gendarmi, disse loro: - Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d'oro: pigliatelo e mettetelo subito in prigione!Il burattino sentendosi dare fra capo e collo questa sentenza, rimase di princisbecco e voleva protestare: ma i gendarmi gli tapparono la bocca e lo schiaffarono in gattabuia.E lì v'ebbe a rimanere quattro mesi: quattro lunghissimi mesi: e vi sarebbe rimasto anche di più, se non si fosse dato un caso fortunatissimo. Perché dovete sapere che il giovane Imperatore che regnava nella città di Acchiappacitrulli, avendo riportato una gran vittoria contro i suoi nemici, ordinò grandi feste pubbliche, luminarie, fuochi artificiali, corse di velocipedi, e, in segno di maggiore esultanza, volle che fossero aperte le carceri e mandate fuori tutti i malandrini. - Se escono di prigione tutti gli altri, voglio uscire anch'io, - gridò Pinocchio al carceriere. - No, voi no, - rispose il carceriere, - perché voi non siete del bel numero... - Domando scusa, - replicò Pinocchio, - sono un malfattore anch'io. - In questo caso avete mille ragioni, - disse il carceriere; e levandosi il berretto rispettosamente e salutandolo, gli aprì le porte della prigione e lo lasciò scappare.
La morale della favola è fin troppo chiara. Ma la mia domanda è: dal Regime Umbertino (periodo nel quale visse il Collodi) ad oggi è cambiato qualcosa? In attesa di risposte, Buon Natale e vivissimi Auguri ai lettori-navigatori. In particolare alla galassia dei sauri e ai vicini di blog. Nessie

14 December 2005

Maggiolini - Lo Stato non deve costruire moschee

Gli antefatti di Como
La contrapposizione tra islamici e Comune di Como sorta fin dagli inizi di agosto, si è evidenziata a proposito dell'utilizzo di una moschea abusiva in città : un magazzino usato come luogo di culto. Il comune lariano aveva concesso 90 gg.per il ripristino dei luoghi e detta moschea è stata poi chiusa il 7 dicembre.
La scintilla
La situazione è degenerata lunedi 6 u.s. allorché 30 islamici si sono messi a pregare nella Corte del Comune di Como, annunciando altri rinforzi di 500 islamici per il venerdi successivo. Il rito si è poi svolto in una struttura sportiva concessa dai Padri somaschi.
Le reazioni
Il Comune ha annunciato che la ripresa del dialogo potrà avvenire solo se i musulmani cesseranno le provocazioni. Fulmini e anatemi per gli sprovveduti padri somaschi da parte di mons. Maggiolini, vescovo di Como, il quale in materia di religione cristiana e identità, ha le idee chiare.

Alla domanda se il potere civile deve o no costruire moschee, il vescovo di Como Alessandro Maggiolini ha dato risposte precise sul quotidiano La Provincia di Como, riportate anche su La Provincia di Varese.

mons. Maggiolini - Alcuni recenti fatti balzati all'onore della cronaca domandano una riflessione attenta e pacata in merito alla società civile, la comunità cristiana e la sempre più numerosa presenza dell'Islam tra di noi. L'azione pastorale della Chiesa avverte due pressanti esigenze.
  • Educare il popolo cristiano a quegli atteggiamenti di fraternità accoglienza e dialogo con la religione islamica.
  • Nel contempo, salvaguardare l'identità della nostra fede in modo chiaro e consapevole.
In tal senso, concedere locali o spazi riservati al culto cristiano o destinati alle attività pastorali come luoghi di culto o di propaganda per i musulmani contraddice alle esigenze della testimonianza, perchè verrebbe facilmente equivocato non come gesto di cristiana bontà, ma come segno evidente che le religioni sono tutte uguali: se non addirittura come rinuncia dei cristiani alla loro identità religiosa. D'altra parte - ed è la seconda esigenza - c'è il rischio che si affermi anche tra i cristiani, una visione relativistica dei rapporti tra le diverse religioni, quasi che tutte le religioni fossero equivalenti e che alla fine si tratterebbe di invocare lo stesso Dio. In realtà il Dio Trinitario non è uguale ad Allah, né Gesù Cristo a Maometto né il Vangelo al Corano.
Più concretamente, allo stato laico (che sarà bene ribadirlo, non significa affatto contrario alle religioni) vanno assegnati tre compiti:
a) - vigilare affinché una determinata espressione religiosa non sia contraria al bene comune. In altri termini, l'autorità civile deve farsi garante della cornice di legalità all'interno della quale una confessione religiosa può legittimamente espletare le sue iniziative.
b) - promuovere le diverse espressioni religiose, con un'attenzione privilegiata per quelle religioni maggiormente significative della tradizione storica del popolo.
c) - a tale proposito, la dottrina più comune del principio di sussidiarietà non ritiene legittima l'erogazione in denaro pubblico per l'edificazione di luoghi di culto, salvo il caso di una comprovata rilevanza dell'edificio stesso per il bene comune, come accade ad esempio per la compresenza di importanti beni culturali (artistici e architettonici).
Il Commento
Dunque vediamo che anche la Chiesa (in particolare in seno all'Ordine dei frati) è assai divisa e colta di sorpresa dal fattore Islam. Cervelli fini e pensanti come il cardinale Ruini, Biffi (oggi in pensione), Rino Fisichella e il vescovo Maggiolini di Como, non ce ne sono molti. Tuttavia la Chiesa in materia identitaria e culturale (oltre che ovviamente sul piano etico-
religioso) resta (pur nelle sue contraddizioni) più esperta e cauta, in materia, di quanto non lo siano le stesse forze politiche. Prova ne sono le note da me sunteggiate, di mons. Maggiolini sul divieto di usufrutto dei locali riservati al culto cristiano, agli islamici e i suggerimenti allo stato laico circa i finanziamenti alle moschee. Quanto alle forze politiche è da rilevare un duplice atteggiamento.
  • A destra ci si genuflette nei confronti della Chiesa, appiattendosi sulle sue iniziative (leggi 194 e consultori, referendum su fecondazione assistita, suggerimenti sui matrimoni misti fra cristiani e islamici da parte di Ruini), senz'essere capaci di promuoverne di proprie, come da sua prerogativa.
  • A sinistra si intraprendono crociate laiciste e anticlericali contro la Chiesa nel momento storico peggiore: quello della guerra contro i fondamentalismi e contro il terrorismo islamico. Atteggiamento assai maramaldo, tenuto conto della debolezza intrinseca della Chiesa nel far fronte alla secolarizzazione.
Strategicamente e tatticamente, è impossibile combattere due nemici in un colpo solo. E il nemico principale - sarà utile ricordarlo - non è la Chiesa cristiana, ma l'Islam in alcune sue interpretazioni violente e aggressive.Omologare le gerarchie ecclesiali ai mullah islamici, come fanno spesso Pannella, Capezzone, i Verdi e la sinistra in generale, è profondamente sbagliato e fuorviante. Il fronte interno dell''Occidente (e nello specifico, del nostro Paese) non è affatto coeso e compatto e ricorda a numerosi esperti, lo spirito di Monaco durante la II guerra mondiale.Ma la Storia è quella lezione che i popoli non imparano mai abbastanza.
Nessie

12 December 2005

Vacanze Romane (tra il Papa e Veltroni)

In una mattinata decembrina con le chiome dei pini inondati di luce e sole mi trovo alla fermata del bus sull'Aurelia. Chiedo a una signora, dove si acquistano i biglietti e mi indica una tabaccheria sul lato opposto della strada.Poi con gentilezza si offre di vendermene uno dei suoi. Con quel gesto di cortesia la giornata romana si annuncia propizia. La signora è simpatica e ciarliera e mi chiede da dove vengo, se sono in vacanza o che cosa. Arriva il 246 e lei sale salutandomi con giovialità. Arriva il 247 e salgo anch'io fino al capolinea. Davanti ai Musei Vaticani sono incerta: li ho già visti tante altre volte eppoi c'è sempre una transumanza di giapponesi dal frenetico clic fotografico. Entro, nonostante le mie iniziali reticenze, e rilevo che le misure antiterrorismo funzionano bene. Infatti ci fanno togliere giubbotti, paletot, giacche e fanno passare borse, zaini e indumenti al metal detector. Troppo caldo, troppa gente, troppi pellegrini in visita. Una sala alla quale non avevo fatto caso in tempi felici e sicuri è la Sala Sobieski dedicata all'assedio di Vienna (11 settembre 1683) con un Giovanni Sobieski a cavallo e con le legioni dei cristiani che sbarrano l'accesso ai turchi ottomani in un enorme dipinto di 41 metri donato da Jan Matejko, pittore polacco, a Papa Leone XII nel 1883. Mi siedo e ammiro il capolavoro ripetendomi in stato di semi-trance: "Non prevalebunt...non prevalebunt". Manco fosse una litania. Ecco cosa sono venuta a fare: a rincuorarmi un po' e a ripetermi che no, non prevarranno. Queste, le immagini che cercavo inconsapevolmente. Nella Cappella Sistina i flash dei giapponesi diventano davvero insopportabili (oltreché abbaglianti), specie davanti agli affreschi michelangioleschi.Una giungla di Nikon e di Canon si alza quasi minacciosa verso il soffitto. Fortuna che il Signore è dipinto lassù sulla volta... inarrivabile. Ma non doveva essere vietato fotografare?
Sul tardo pomeriggio vado a Piazza Navona e cerco un locale per uno spuntino. Entro al caffé ristorante Bernini. Dato il nome italiano dello scultore italiano, si crederebbe di trovare del personale nativo. Invece - macchè - ragazze giapponesi servire ai tavoli, un maitre in giacca e papillon marocchino, mentre il giovanotto al banco era cinese (o forse giapponese pure lui) con tanto di lungo pizzetto al mento. Sulla piazza illuminata a giorno anche di notte, bancarelle, via vai di giostre, saltimbanchi di strada, mimi alla Marcel Marceau. Ma alle bancarelle non si vede un droghiere né un frittellaro italiano. Solo indios. Come indios sono pure i venditori di caldarroste e i gestori dei chioschi delle bibite. Roma città aperta. Più aperta di così...In due anni che manco, è cambiata ulteriormente la geografia umana.
A sera, se qualcuno crede di gettarsi a capofitto sulla rinomata gastronomia romana delle trattorie trasteverine, si accorge che anche lì il turn over del personale è profondamente mutato: personale caraibico, latino americano, giapponese ecc.Di romano è rimasto solo il nome dell'insegna sul tipo del Rugantino. Un consiglio? Se vedete un'osteriola dall'aspetto un po' dimessa con sedie di legno e tavoli tipo quello di mia nonna quando faceva la pasta in casa, e se magari c'è pure un cartello con la scritta Non si accettano carte di credito, solo contanti! beh...allora fermatevi e pranzate (o cenate) tranquillamente. Lì c'è ancora qualche sora Lella o qualche moglie del sor Olindo che cucina polpettine di carne alle erbe aromatiche o involtini al sugo come Dio comanda. Specie in via d'estizione e da proteggere col Panda del buon ristoratore.
L'indomani 8 dicembre - giorno dell'Immacolata, a piazza di Spagna arriva papa Ratzinger per rendere omaggio alla Madonnina sulla stele.Già che sono qua, una benedizione di Benedetto XVI non può certo farmi male. Specie di questi tempi. La piazza è gremita, come pure Via Condotti e Via Frattina trasformatesi in fiumi umani in piena. Se malauguratamente un kamikaze dovesse....beh, meglio non pensarci. Non c'è metal detector che serva, in casi come questi. Arriva papa Ratz attorniato e abbagliato da paparazzi. Perfino una persona schiva e discreta come lui che raccomanda di festeggiare il Natale con "sobrietà" e umiltà, può fare ben poco, nell'età del clamore e della ridondanza.
Alla Fontana di Trevi, qualcuno aspira a fare Anita Ekberg, bloccato prontamente da un vigile urbano. Ma continuano i lanci scaramantici delle monetine in the fountain.
Il giorno dopo è dedicato alla mostra di Edouard Manet al Vittoriano. Brutta! Lo dico senza mezzi termini. Sono pessimi i criteri museali con cui si organizzano le mostre in Italia (e non solo a Roma). Come si fa a mettere un mucchio di grafica in bianco e nero, e non più di 4 o 5 dipinti a olio, quando trattasi di un impressionista? E come si fa a credere di sopperire al tutto con dei gran video-tape che parlano di vita, morte e miracoli dell'artista, senza vedere esaustivamente queste opere? E' solo un magna-magna per turisti. Mentre dai fori imperiali si diffonde la solita musica andina (che noia mortale/da più di 30 anni si ripete sempre uguale - cantava Lucio Dalla). E se lo dice lui che è di sinistra, vuol dire che è doppiamente vero. Musica andina dei musicanti di strada. Dalle finestre del museo Vittoriano assisto all'intrigante affresco vivente di Roma imperiale, Roma papale, Roma pagana, Roma cristiana, Roma fascista, Roma comunista, Roma veltroniana, Roma meticcia in un crogiuolo inscindibile di storia, genti, antiche vestigia, moderni e postmoderni obbrobri.
Il polso della città lo si tasta attraverso i suoi tassisti. Perciò, niente di più simpatico di un tassista romano e del suo disincanto verso i guasti della metropoli. Passiamo davanti al Ponte Sisto dove staziona e bivacca un gruppo di punkabbestia i quali litigano dabbestia, ubriachi fradici mentre brandiscono bottiglie di birra a mo' di clave per lanciarsele l'un l'altro. Quei poveri cani che sono con loro, quanta tenerezza mi fanno! Umani, troppo umani! Fossi nella Protezione degli Animali, glieli confischerei subito. "Mmàzzate ahò!" - esclama con flemma il tassinaro, "Tutta 'a monnezza er mondo ce capita qua da noantri. Io 'un li rimorchio a que'i"
- Ma perchè?! Anche i punkabbestia prendono il taxi? - chiedo incuriosita.
- Po' capità.
Costeggiamo il Gianicolo quando le esternazioni del tassinaro si fanno via via più coraggiose.
- A 'e prossime elezioni me voto a Lega. Fini nun me piace più. Eppoi lui vo' fa' votà a que'i (ndr:gli immigrati).
- La Lega?!? Ma non vi chiama sempre "Roma ladrona"? (fingo di fare l'avvocato del diavolo).
- Eccheccefrega signò? Me faccio pure dà d'er ladrone, se me tiene fora que'i. Semo invasi!
- Ma non è che il federalismo ovvero la devolution porta svantaggi a voi romani? (continuo con le domande maliziose).
- Dipende. Er federalismo ce po' interessà pure a noantri.
Pago la corsa e scendo in via Aurelia. Da Milano a Roma, l'Italia in fondo in fondo è più unita di quel che sembra. Resta la formula alchemica del federalismo de noantri, anticipatami dal tassinaro. Il quale, m' ha messo, non so perché , una strana pulce nell'orecchio. Ma questo è un altro film.

05 December 2005

L'insostenibile peso del Corriere Multicolor


Fino a poco tempo fa c'erano due giornali rivali: Il Corriere della Sera e la Repubblica. Chi non voleva sposare la linea editoriale di sinistra di Repubblica acquistava il Corriere, ritenuto più moderato. Ultimamente dopo la nuova svolta Mieli (con vicedirettori Gianni Riotta e Pierluigi Battista) si compra in pratica lo stesso giornale.
Da giugno scorso in poi non abbiamo più il vecchio Corrierone in bianco e nero, ma il Corriere Multicolor con dorso milanese incluso e graffettato all'interno. Tuttavia, alla quantità (si arriva perfino alle 75 pagine) non fa riscontro la qualità. Le tanto decantate immagini a colori, inutile ricordarlo, fanno pensare ai rotocalchi femminili come "Novella 2000". Senza offesa per quest'ultimo, che fa anche piacere sfogliare sotto l' ombrellone d'estate. Ma il punto è un altro: in un quotidiano importante, le attese sono diverse.
Veniamo alla sostanza. Il Corriere è legato da un patto di sindacato, cioè da 15 imprenditori azionisti nonché potenziali "editori" di riferimento. Paolo Mieli nelle sue apparizioni televisive a "Otto e mezzo" da Ferrara ce l'ha messa tutta per convincerci che la linea editoriale del suo giornale è indipendente e non tiene conto degli equilibrismi interni. Dobbiamo proprio credergli? In parecchie occasioni il Corriere è sceso in campo (come si dice nel gergo), cioè si è schierato apertamente col centrosinistra. Né perde occasione per orientare i suoi lettori sul piano delle opinioni. Ciò si evidenziato clamorosamente durante il referendum sulla fecondazione assistita del 13 giugno scorso. Pazienza, aver cercato fino all'ultimo di orientare per il SI all'abrogazione della legge 40. Ma l'indomani della cocente sconfitta, ha fatto finta di nulla senza un minimo di disamina circa le ragioni della sconfitta.
Altre occasioni in cui ha mostrato "parzialità" è negli articoli di Ennio Caretto, il quale non ne ha mai azzeccato una sull'opinione pubblica americana circa il governo Bush. Per non parlare poi degli articoli di Sergio Romano, continuamente all'insegna dell'antiisraelismo e perfino antiamericanismo nonché della sua vocazione a ritoccare la storia a suo uso e consumo. E per non dire di quelle cronache spicciole che nascondono a pag. 40 le scuole islamiche a Milano di Via Quaranta e altre malefatte dei fondamentalisti islamici e dei terroristi.
Dunque che cos' è rimasto ultimamente da leggere per un lettore "moderato" di area liberale sul Corriere Multicolor & Multiculturalist?
Ben poco: qualche editoriale di Panebianco, di Galli della Loggia, di Magdi Allam. Piero Ostellino, unico di area liberalconservativa, mostra evidenti segni di camicia di forza (non sua, ma editorialmente imposta). Per la politica internazionale sconsiglio vivamente Alberto Ronchey e i suoi articoli color-can-che-scappa che, in fatto di analisi, approdano a un bel niente. Ovvero l'arte di girare intorno al lume senza trovare la retta via. Poi, nelle pagine degli spettacoli, ci sono i critici cinematografici che invece di stroncare ti fanno il riassuntino del film come Porro e Mereghetti, tanto per fartelo digerire anche quando è indigesto (vedi il film di Benigni). Per cui è rimasto solo Aldo Grasso a fare il mestiere più odiato del mondo. Ma in tv è più facile: si spara sulla Croce Rossa, in quanto c'è sempre da stroncare e da parlarne male. E Grasso fa il suo mestiere.
Ci sono tre penne femminili verso le quali dovrei dirne bene per solidarietà di genere. E invece proprio non mi riesce.
Una è lsabella Bossi Fedrigotti (IBF) che aspira a fare l'Alberona di sinistra. Ma le sue, sono banalità saccenti, supponenti e spesso velenose condite di ideologia non richiesta: la sua. L'altra è Lina Sotis che io chiamo Lina Sottise, (in francese, sciocchezza) maestra di bon ton milanese che quando interviene sul costume e la moda usa pause lunghissime, sorride, si guarda intorno compiaciuta per poi snocciolare chissà quali bons mots. Forse aspira a passare all'immortalità dei biglietti aforistici nei cioccolatini Perugina, come La Rochefoucauld. Ma la vera perla solferinica è lei, la Mata Hari con il ciuffo alla Veronica Lake: Maria Laura Rodotà, figlia di cotanto padre Stefano già garante della privacy. E proprio perché suo padre è un rigorista della privacy lei ha imparato a fare l'intrusa voyeur, spiando dal buco della serratura nelle camere da letto degli italiani. I suoi articoli preferiti: il sesso, quando lo fai, dove lo fai, quante volte in un mese, settimana, giorni, i luoghi preferiti... Il Viagra fa bene, fa male. La pillola del giorno prima, quella del giorno dopo. Una vera campionessa del Welfare sex. Vederla in tv poi è un vero programma: parla con la voce roca e grave come Greta Garbo-Mata Hari quando sospirava dall'alcova: "Per favore...dammi una sigaretta!" . Poi si nasconde misteriosamente dietro al ciuffo alla Veronica Lake. I 15 editori di riferimento hanno così ottenuto le "quote rosa" per la gioia delle loro mogli: Tronchetti Provera per la sua Afef; Diego Della Valle per la sua signora, Pesenti e Ligresti, idem. Romiti, pure. Buona lettura bisex and multiculturalist!
Per fortuna arriva il giovedi, giorno della raccolta differenziata. E dopo una settimana di acquisti giornalistici devo portare fuori dal cancello almeno 550 pagine di carta del Corrierone Multicolor da consegnare ai netturbini. Con tanto di Magazine del giovedi e con quello del sabato "IO donna", compresi. Problema: pesano di più 5 chili di carta o 5 chili di piombo?