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28 September 2005

Saremo l'ultima generazione di monogami?

Compaiono di tanto in tanto i cattivi profeti del relativismo etico anche sui quotidiani e on line. Un certo Robert Dunbar, docente di psicologia dell'età evolutiva all'Università di Liverpool, ha scritto che il detto matrimoniale "finchè morte non vi separi" è destinato al museo delle cere. La vita si è allungata e l'occasione fa l'uomo ladro. E anche la donna ladra, ovviamente. Perciò la poligamia sarebbe il modello inevitabile delle società postmoderne. Inoltre si ricorre alla solita trovata biologica degli animali poligami per natura, del tutto immemori che scopo principale della cultura umana e sociale è proprio quello di sottomettere la natura e gli istinti pulsionali. Ma non è forse vero che esiste già di fatto una poligamia legalizzata nel divorzio e nella possibilità di contrarre più unioni nella vita? - si chiedono sempre i soliti esperti. Personalmente non la vedo affatto in questo modo. Esiste nell'istituto del divorzio, la possibilità di fare chiarezza e di assumersi le proprie responsabilità in caso di naufragio matrimoniale. In altre parole, se una coppia entra in una crisi irreversibile, non è detto che non ci possa essere una rinascita attraverso un nuovo legame affettivo e un nuovo progetto. Non è un caso che i primi a istituirlo e a farne uso sono stati i paesi nordici e protestanti. In Italia, paese cattolico si ebbe il divorzio solo dopo il referendum sulla Legge Fortuna-Baslini del 1974. Prima i cattolici osservanti dovevano sottomettersi alla Sacra Rota. Nonostante l'istituto del divorzio in vigore, i paesi latini assumono un'etica assai disinvolta al riguardo. Prova ne è stata quando alla morte del presidente francese François Mitterand ci furono le solenni esequie di stato. Al funerale comparvero la moglie, i figli, e più in disparte l'amante e la figlia naturale. Insomma la tendenza a volere la luna e il pozzo, sembra tipica degli uomini di potere dei paesi latini, malgrado la possibiltà di divorziare. Tutto ciò fa sì che numerosi musulmani assai critici verso la società occidentale puntino il loro indice accusatore, contro quella che a loro dire appare una forma di "poligamia ipocrita e velata". Le cose in realtà non stanno esattamente così. Prima di tutto esistono coppie monogame e fedeli, dedite al lavoro e a educare figli. Ma quelle non fanno testo né notizia. Il perchè è presto detto: la virtù è assai più noiosa del vizio e i mass media non se ne occupano. Le fiction televisive, il cinema e la letteratura hanno sempre evitato di parlarne e di magnificarne le qualità, poichè per dirla con Flaubert "coi buoni sentimenti, si fa solo cattiva letteratura". Ecco allora fiorire la letteratura dell'adulterio in romanzi come "Madame Bovary", (Flaubert), "Anna Karenina" (Tolstoij), o il romanzo libertino del '700 ("Les liaisons dangereuses" di Laclos). E con i romanzi, anche i relativi prodotti cinematografici e televisivi. E tuttavia il bisogno di unitarietà vince sempre sulla frantumazione della molteplicità di esperienze sessuali e sentimentali, perfino nella morale finale di detti romanzi. Nella religione e cultura cristiana la monogamia diventa "comandamento" che si fa "sacramento". E quindi da "sacramento" a "famiglia", istituzione ben radicata nella società. Tutto ciò permette di crescere i figli con modelli di riferimento stabili, con la certezza della paternità e della maternità, ma soprattutto avviandoli a loro volta alla lotta per la vita, al lavoro, allo studio e ad un possibile sviluppo e futuro. Si pubblicano curiose teorie psicologiche basate sul solito relativismo etico secondo cui ci sarà in futuro un maggior bisogno di "trasparenza" e che pur avendo amori prevalenti, non si disdegnaranno quelli occasionali. Purchè dichiarati, come tali. Dirò subito che questo tipo di "glasnost" del sesso, non è così facilmente applicabile. Nessun uomo innamorato accetta di essere condiviso con un altro (quantunque "non prevalente"). E viceversa nessuna donna che tiene al proprio marito o fidanzato. Chi ama contrae un patto implicito di fedeltà, devozione, fiducia reciproca che si fa progetto. Questo modello, pur tra mille trappole, contraddizioni ed errori, è così persistente che perfino i gay oggi lo rivendicano a sé e vorrebbero omologarsene. Sbagliando, ovviamente. Poichè per fare un famiglia ci vuole un uomo, una donna e dei figli. La mia risposta al quesito del titolo sopra riportato? No, non saremo l'ultima generazione di monogami.

22 September 2005

L'invasione silenziosa e l'erosione dei nostri valori

Il burqa Forse ce ne siamo accorti in pochi. Forse è più comodo fingere di non vedere, ma ogni giorno le nostre certezze, abitudini, stili di vita, modi di pensare ci vengono erosi. Lentamente ma inesorabilmente. Durante l'estate appena trascorsa, c'era qualche donna islamica con il chador che pretendeva bagnarsi, in sfregio a qualsiasi elementare norma di igiene e di sicurezza, nelle acque delle piscine comunali. Poi fu la volta di veli totali con il nikab (mascherina che lascia liberi solo gli occhi) e il burqa negli uffici pubblici e per le vie delle metropoli, a dispetto delle norme di sicurezza e del decreto antiterrorismo di Pisanu. Per non parlare di mense lavorative e scolastiche con menù personalizzati con carne halal e divieto di salumi. Ora con l'apertura dell'anno scolastico, assistiamo alla macabra farsa della scuola islamica di Via Quaranta con lezioni svolte sul marciapiede di Milano, pur di non cedere i bambini nati in Egitto ad un'educazione all'integrazione del paese ospitante. Tra breve accadrà quel che è avvenuto in un paesino del Sud della Francia, dove un certo imam Bouziane, riceveva sussidi dallo Stato della République per i suoi 14 figli avuti da più mogli. Una forma di inetto assistenzialismo che legittima di fatto la poligamia. I cittadini italiani si sentono sempre più soli, sempre più sulla difensiva e non sufficientemente tutelati dalle norme di uno Stato che dovrebbe essere di diritto. In altre parole, stranieri a casa loro. Perché? E' presto detto. In Italia, come in altri paesi europei, per assecondare l'ideologia di sinistra, le leggi sono state talmente distorte e indebolite, che paradossalmente, possono talora creare un intralcio alla lotta contro il fondamentalismo e il terrorismo islamico. Ne abbiamo fatta esperienza in occasione dell'assoluzione di alcuni terroristi appartenenti ad Ansar al Islam scarcerati dal magistrato Clementina Forleo, perché considerati guerriglieri e resistenti. Inoltre chi dovrebbe essere sanzionato o espulso, non di rado viene portato agli onori della cronaca con giornalisti disposti alle classiche "interviste in ginocchio", pur di fare scoop, offrendo facili megafoni e ribalte accese a loschi personaggi ideatori, mandanti ed esecutori di stragi. Ben lo sappiamo, perchè spesso sono proprio le forze della sinistra a farsi garanti (e garantisti ) di presunti diritti umani, nei confronti di chi, al contrario, viola la sacralità della vita e i diritti altrui. Esistono pure alcuni rapporti da parte delle Intelligence secondo i quali centinaia di islamisti europei sono stati addestrati in Afghanistan, per poi tornare a casa ad addestrarne altre centinaia. Pare abbiano noleggiato perfino lontani ritrovi balneari o isolate ville in aperta campagna per incontri di addestramento. Una tale crociata islamista potrebbe prendere le sembianze di una guerriglia urbana in stile I.R.A. Chi potrebbe difenderci in casi come questi? Le nostre leggi colabordo? Le istituzioni? I partiti sempre troppo attenti ad accaparrare consensi? L'Europa già diventata Eurabia. Ecco perché a tutti i cittadini di buona volontà occorre ricordare che abbiamo tutti gli ostacoli istituzionali contro, tranne il popolo. Ovvero noi stessi.

21 September 2005

La latitanza, il silenzio e il doppiopesismo delle nostre Istituzioni

Desolante e indecoroso davvero ieri sera a "Porta a Porta" il quadro di una comunità islamica (parlo ancora del caso della scuola di Via Quaranta a Milano) la quale, attraverso i suoi portavoce dichiara in tv, alla presenza di un ministro della Repubblica, che i loro figli non vogliono inserirli nella scuola di stato nel timore che possano diventare come i nostri e perdere la loro "identità". Che vogliono primieramente l'educazione religiosa (il Corano) e la lingua araba. Ma soprattutto è ancora più sconfortante vedere che il ministro Letizia Moratti di fronte a cotanta prepotenza e arroganza, è stata solo capace di "pigolare" - lo sguardo sfuggente e a testa bassa - che la scuola italiana è sempre venuta incontro alle esigenze degli immigrati e che sarebbe pure disposta a inserire lezioni di arabo nei curricoli scolastici. Ma stiamo scherzando? Se si guardano i forum del Corriere in questi giorni, e in particolare quello di Magdi Allam, non vi si leggono che  di cittadini imbufaliti sostenere la necessità obbiettiva di salvaguardare la nostra lingua e cultura italiana nonché le lingue straniere europee, dall'assalto di questi ospiti indesiderati e torvamente protervi. Perché, parliamoci chiaro, proprio "assalto" è il caso di chiamarlo. Occupare abusivamente il suolo del marciapiede per regalarci patetiche scene di improvvisati maestri di indottrinamento islamico, non ci strappa affatto il cuore. Semmai ci rende indignati nei confronti di chi è pronto a servirsi di fanciulli da usare come scudi umani. E di ridurre al silenzio le loro comunità come fanno i capi-mafia nei villaggi impervi dell'entroterra siculo: guai a chi parla, guai a chi si dissocia, guai a chi osa manifestarsi in quanto persona e individuo autonomo. Se un cittadino italiano non paga le tasse, si ritrova quanto prima un ufficiale giudiziario alle porte. Se un genitore italiano non fa adempiere il proprio figlio (o figlia) all'obbligo scolastico, gli si manda alla porta una serie di figure: dapprima un messo  comunale, poi l'assistente sociale. E in caso di comportamenti recidivi, i carabinieri. Qua nessuno manda carabinieri, né  applica vere sanzioni pecuniarie. Quella proposta  di pochi euro di multa  è irrisoria e  vergognosamente discriminante nei confronti di tanti onesti cittadini italiani che compiono  il loro dovere. Il "doppiopesismo" è diventata la specialità delle nostre istituzioni: maramaldi e vessatori nei confronti dei cittadini italiani; permissivi, timorosi e lassisti nei confronti di arroganti immigrati. E diciamoci tutta la verità: nessun altro immigrato si comporta in modo altrettanto dispotico. Ci sono cinesi i cui figli sono integrati; indiani e cingalesi pure. Perfino gli albanesi si mostrano assai desiderosi di imparare e di inserire i figli nelle nostre scuole, fiutandone al volo l'opportunità educativa a loro offerta. Loro no. Ma che fa la Procura della Repubblica dove  già da un paio d'anni  giacciono denunce da parte del Comune di Milano circa le numerose violazioni e illegalità? E che fa il Tribunale dei minori? Frattanto imam già inquisiti come quel Abu Imad della moschea di Viale Jenner, minacciano il trasferimento in Egitto di tutta la comunità musulmana di Via Quaranta. Massì che se ne vadano pure tutti quanti in Egitto! E per affermarlo con stizza un "egiziano" come Magdi Allam sul Corriere di ieri 20 settembre, vuole proprio dire che la misura è stracolma e che abbiamo toccato il fondo. 

20 September 2005

Una doverosa presentazione

Ho dimenticato di presentarmi. E' obbligatorio? Ma sì, di solito quando si apre un blog, si dice perché lo si fa e quale ne è lo scopo. Mi piacerebbe poter ospitare commenti che abitualmente non trovano cittadinanza né sulla stampa ufficiale né sui siti ufficiali. Ma questo non è una novità, perché ogni blogger è più o meno animato da questa ambizione. Diciamo più semplicemente che mi limito ad aprire una finestra sulla nostra cultura, la nostra civiltà, le nostre radici e stili di vita e su tutto ciò che mostriamo di non avere abbastanza a cuore. Forse lo diamo per scontato, ma sarà meglio imparare fin d'ora che nulla è così scontato da non poterci essere sottratto con la forza. E questo non lo affermo per scoraggiarci, ma viceversa per imparare a difendere ancora più strenuamente i nostri valori o come vogliamo chiamarli. Se facciamo "tabula rasa" di millenni di storia, di cultura, di religione,di usi e costumi, di filosofie, di antichi saperi ed esperienze, ci sarà subito chi è disposto a rimpiazzarci, dandoci l'ostracismo a casa nostra. A modo suo, però. Quindi la mia domanda è: come intendiamo che vadano le cose? Per ora non ci è dato di saperlo. So solo che esistono già minoranze vivaci, attive e creative impegnate affinché l'Occidente riacquisti un volto, una fierezza, un'identità e una fermezza. Una clemenza, anche, ma senza derogare ai suoi capisaldi. Il mio auspicio è che queste minoranze diventino la maggioranza.

19 September 2005

La lingua araba nelle scuole italiane?

La moschea di via QuarantaIn questi giorni, specie dopo la chiusura della scuola islamica di via Quaranta a Milano, non si fa che parlare di integrazione di alunni di fede islamica e di possibilità di attivare corsi di arabo nella scuola dell'obbligo. Dirò subito che siamo contrari a dare una corsia preferenziale a questa lingua all'interno dei nostri già ponderosi curricoli scolastici (DPR 12 febbraio 1985) e successive modifiche apportate dalla Riforma Moratti, per una serie di ragioni, la prima della quale è: perchè dovremmo offrire una corsia preferenziale proprio agli immigrati di lingua araba rispetto ad altri? Eppoi quale arabo, visto che pare ce ne siano molti? il saudita? L'iracheno? Il marocchino? Dovremmo forse farlo per dare segni di cedimento ai fondamentalisti che ci ricattano con i loro aut-aut? E per impedire che proliferino scuole coraniche a tutto spiano? Ecco che allora i multuculturalisti e relativisti culturali di casa nostra se ne vengono già fuori con le più strampalate proposte da Paese dei Balocchi del tipo "perché non attivare allora nella scuola anche corsi di cinese, cingalese, indiano, indonesiano ecc"? Ma lo sanno o no, questi personaggi da Isola-che-non-c'è, che esistono già corsi di Italiano, Inglese e Francese, a partire dalla scuola elementare? E che cosa dovremmo fare, trasformare volontariamente quel pesante carozzone burocratico che è la scuola italiana in una Torre di Babele, con conseguente scadimento di risultati e stressando i meccanismi di apprendimento dei piccoli utenti? E se ne ricordano questi signori che in certe realtà come Val D'Aosta e Tirolo, i bambini imparano pure il francese e il tedesco all'interno degli stessi Programmi ministeriali? Le lingue extracomunitarie possono e devono trovare la loro sede in corsi privati, ovviamente severamente monitorati dal MInistero della PI per evitare truffe, manipolazionie e contraffazioni. Quelli che si premurano di proprorre l'nserimento di un "arcobaleno" di lingue extracomunitarie nella scuola di Stato, non hanno affatto a cuore una corretta politica dell'integrazione, che avviene proprio a partire dalla scuola. Essi parlano di democrazia, ma in realtà, attraverso simili proposte velleitarie e utopiche vogliono solo fare demagogia. Una demagogia vetero-sessantottina e terzomondista, che purtroppo è stravecchia, conservativa e impedisce lo sviluppo della società italiana.